
Altro frutto di Chicago, altra testimonianza, se ne servissero altre, che Chicago è la città statunitense dove vengono codificati i generi musicali, rielaborati quelli vecchi, dove gli stili vengono contaminati e mescolati in modi sempre più creativi. Dave Vettraino ha già lavorato nelle retrovie per Deeper, Dehd, Melkbelly e altri dischi della scuderia Fire Talk, oltre che di ensemble che gravitano nell’area più jazz e sperimentale di Chicago (Jaimie Brunch e altre cose del catalogo International Anthem), e mentre lavorava si divertiva a invitare musicisti di Chicago a suonare liberamente nel suo studio di registrazione, Public House. È in quelle circostanze che è diventato terzo membro degli Hecks, gruppo col quale ha dato vita al notevole My Star l’anno scorso, e è sempre in quelle circostanze che ha iniziato a pensare a questo suo album solista.
Se con gli Hecks aveva rielaborato in modo divertente e creativo il sound della New York di fine anni settanta, tra Talking Heads e Devo, con Exercise si sposta con decisione verso i suoni della Chicago più intima. Per certi versi costruisce un semicerchio che da una parte tocca le cose che hanno influenzato certo rock di Chicago, ossia il kraut rock nella sua forma più gioviale e semplice, e dall’altra parte tocca le cose che a Chicago sono nate proprio da quelle influenze, ossia il post-rock dei primi Tortoise, cioè quel post-rock appena nato che giocava con sequenze, loop, pattern e che era ancora lontano dai timbri dilatati in una marea di effetti.
Tutto è perfettamente annunciato su “Morning Music,” termine che Dave Vettraino usa per identificare la musica che lui è solito ascoltare la mattina, cioè John Fahey e derivati, musica fatta di caldi effluvi chitarristici, accoglienti e caldi, ma è anche il termine con cui vuole descrivere la musica che vuole fare su questo Exercise: musica gentile e luminosa da ascoltare la mattina appena svegli, costruita su droni leggeri che non vengono appesantiti da sovrapproduzioni o da ambizioni che potrebbero decadere in qualcosa di pretenzioso.
Registrato nell’arco di tre periodi di tempo, tra il settembre 2018, il marzo 2019 e lo scorso aprile, Exercise inizia proprio come un tributo a Fahey, con un drone che introduce una chitarra fiume, un po’ come se con Vettraino e tramite Vettraino John Fahey avesse fatto il pezzo di musica drone che non ha mai fatto. “Skies” continua gli esercizi faheyani, ma qui sembra quasi di sentirlo duettare con il suo erede naturale, ossia Dave Pajo, altro nome che ha reso importante certo rock di Chicago. “Benton Harbor” introduce pochi rintocchi di field recordings e un synth dal suono caldo e rotondo che sono però solo il preludio per una chitarra che si sdoppia in una sovrapposizione di temi in loop in un pezzo che è degno del miglior Jim O’Rourke.
“Asking” sembra uscita da Millions Now Living Will Never Die o da Tortoise dei Tortoise, ma è solo un preludio, anzi una conclusione della prima parte, “Near” inizia la seconda parte proprio riprendendo il tema di “Asking” ma in forma più corposa, arrotondata, sorretta da un drone di viola (suonato dalla madre di Dave, Sara Vettraino), che sfocia nella Cale-iana “Today Still Goes On,” che a sua volta sfocia nel finale composto dalla coppia “Crossing” e “Stable St.,” la prima un tributo al Brian Eno di Another Green World, la seconda a quello di Here Come the Warm Jet, impreziosite dal flauto di un ospite d’eccezione, Vivian McConnell (aka VV Lightbody).
Tutte le tracce, pur nel loro afflato astratto, hanno una loro regolarità, quasi una forma-canzone con strofe e ritornelli, nascosti ma riconoscibili, e in questo ricorda un altro disco uscito poco tempo fa, cioè il bellissimo Comma di Sam Prekop: in entrambi i dischi ci sono tracce che sono dipinti di un mondo semplice e lineare, regolare, e per questo immensamente confortante.