So di essere ripetitivo ma la vera nuova ondata non è quella del post-punk inglese, pettinato e a misura di mercato, ma quella della nuova musica per synth, e questa spazia da esempi più pop a recuperi di vecchie sonorità calde e analogiche, a esperimenti più audaci. Non è un caso che pochi mesi fa sia stato realizzato un docu-film Sisters with Transistor che traccia la storia delle pioniere del synth, da Bebe Barron, Pauline Oliveros, Delia Derbyshire fino a Suzanne Ciani e Laura Spiegel, precorritrici del nuovo corso. Non è un caso che di recente si siano riscoperti e ristampati alcuni dischi che raccontano quel mondo, a opera soprattutto di RVNG Intl, che nell’ultima annata ha rispolverato Pictures of Echo di Michele Mercure, Synthesist di Harald Grosskopf, Bruciare la notte del nostro Tiziano Popoli e anche l’importantissimo Trans-Millenia Music di Pauline Anna Strom. 

È un caso, anzi, uno scherzo di cattivo gusto del caso, che Pauline Anna Strom sia morta pochi giorni dopo l’annuncio del suo nuovo disco Angel Tears in Sunlight, che da nuovo disco con materiale nuovo a trent’anni dal precedente lavoro, è diventato il primo disco postumo di Pauline Anna Strom. E con un titolo che, ancor più beffa, è quasi un’elegia funebre. 

Resta il fatto che le nove tracce di Angel Tears in Sunlight sono una summa di tutte le incarnazioni della musica elettronica sperimentale, dalla kosmische di recupero di “Marking Time,” con quei synth ingombranti, pastosi eppur volatili che ricordano e aggiornano certi esperimenti di Klaus Schultze, alle incursioni quasi quartomondiste con la spolverata caraibica di “The Pulsation,” i rintocchi nipponici di “Temple Gardens at Midnight” e i tribalismi glitch di “Equatorial Sunrise,” all’ambient più dilatata e diluita di “The Eighteen Beautiful Memories,” che si avvicina molto ai droni profondi e scuri di Kmru (un musicista che sta veramente aprendo nuove strade per l’ambient) e la new age più ricca e composita, vicina a quella di Kaitlyn Aurelia Smith.  Sorprendente come un’artista non vedente dalla nascita sia riuscita a realizzare della musica così visionaria e in un certo senso “colorata.”