Pare che per l’uscita del precedente Void Moments Trouble in Mind avesse pensato a una promozione per mezzo di volantini e poster che chiedevano “Are you experincing Void Moments?” Caso vuole che quel disco è uscito a marzo del 2020, cioè nel primo mese del lockdown pressoché mondiale che avrebbe significato per molti proprio quei momenti di oblio che il disco dei FACS aveva involontariamente presagito. Si trattava di un disco già abbastanza cupo, una specie di concept album sulla ricerca di identità, qualcosa, qualunque cosa, che di un contenuto al vuoto che, come ogni vuoto del mondo fisico, tende a riempirsi perché la natura ne ha orrore. Una ricerca di identità a partire dalla copertina: la foto di un’opera di Emily Rae Counts che raffigura una testa che può essere tanto umana quanto aliena, una testa in cerca di definizione. 

Se Void Moments era un inquietante presagio, Present Tense è il naturale sfogo di un presente che mai è stato più condiviso, e se Void Moments era una ricerca di identità, Present Tense è la conquista di quell’identità. Già solo il titolo ha suggerito una citazione dei Wild Beasts, mentre per il primo singolo “Strawberry Cough” c’è chi ha visto una strizzata d’occhio al cult movie di Alfonso Cuarón Chlldren of Men. A aggiungere strati di citazioni e riferimenti, il bellissimo video di “Strawberry Cough” è una carrellata di vinili, dai Can, Gang of Four e My Bloody Valentine a Jean Guillou, Xenakis, Berio fino a dischi molto recenti come Metamoros di USA/Mexico: tutto sembra suggerire che i FACS vogliano citare fonti e progetti, ispirazioni e aspirazioni, e nell’epoca del recupero e delle contaminazioni che stiamo vivendo, è la cosa migliore da fare.

Present Tense verrà derubricato frettolosamente come post-punk, ma quello che troverai qua dentro è un decotto di post-rock, hardcore, shoegaze, noise e dark, a partire dall’anthem Swan-iano iniziale “XOUT” che fa da apripista per l’episodio più “pop” del disco, “Strawberry Cough,” senza dubbio la traccia dei FACS che più di ogni altra si avvicina a avere una linea melodica, sebbene sorretta dal basso tagliente di Alianna Kalaba e dalla batteria esuberante e precisa di Noah Leger. “How to See in the Dark” e “General Public” spengono le luci e ti catapultano in un baratro di noise-dark, “almost Fugazi for Goth,” come si definiscono gli stessi FACS. Tracce come “Present Tense” e “Mirrored” mostrano una coesione e una compattezza che forse non si era ancora mai sentita nei dischi precedenti, mentre “Alone Wihtout,” traccia originariamente realizzata per la serie Adult Swim, è quanto di più vicino a un pezzo ambient fatto con materiali rock, una cosa a metà strada tra la colonna sonora di un videogioco e un drone ipnotico à la MJ Guider.

Anche se con Present Tense hanno raggiunto un suono più compatto e definito, i FACS non hanno bisogno di etichette e ogni definizione finirebbe per star loro fin troppo stretta. Nella musica dei FACS c’è il loro passato, il math-rock dei 90 Day Men, il post-rock dei Disappears, l’ambient-rock di casa kranky, ma c’è anche il suono di un presente che è già declinato al futuro.