In un mondo ormai dominato da bedroom pop autoprodotto, introverso, solipsistico, suonato, cantato, sussurrato in una comoda e accogliente cuccia dentro una campana di vetro, è bello riscoprire produzioni fieramente fai-da-te che escono dalle mura del proprio piccolo mondo per mettere al centro di tutto la natura, gli animali, il rapporto dell’uomo, inteso come specie, nei confronti di ciò che ha intorno, cioè il mondo. È quello che fa Noemie Dal, aka Noeminours, e lo fa col coraggio che manca alla maggioranza delle produzioni casalinghe di pop intimista. 

Forse anche per questo scrivere di questo Tardigrade Bouncing è molto difficile. Almeno lo è per me che mi scopro disabituato a quelle sonorità aspre e ostiche, ora primitive e grezze, ora destrutturate e sobrie che qualche anno fa mi avevano ammaliato e conquistato con i tanti dischi di Jandek e Daniel Johnston che ho consumato. Ma un disco come Tardigrade Bounding non poteva arrivare in un momento migliore: da una parte una pandemia globale ci ha costretto in casa mentre là fuori il mondo è da tempo che sta sgretolandosi. Tardigrade Bouncing è un disco dell’antropocene: ci parla della precarietà della natura che ci è casa e della nostra precarietà di specie vivente, una specie che per quanto evoluta non ha la stessa capacità di sopravvivenza in ambienti ostili quanto quella dei tardigradi, o orsi d’acqua. 

Da quando la tecnologia ha portato interi studi di registrazione all’interno di un MacBook è come se ci fossimo dimenticati che là fuori, fuori dalla cameretta (nuovi garage per millennial), là fuori c’è una Natura e questa natura è tanto bella quanto fragile, tanto armonica quanto ostile e selvaggia. Pezzi come “Cryptobiosis,” con le dissonanze che ti riportano in un disco del miglior Jandek, o la lunga neilyoung-iana “Tardigrade Boucing,” o ancora il jazz trasfigurato di “Big-Scale Vagueness” sono qui a ricordarti che esiste un mondo fuori dalle mura domestiche, fuori dalla panacea della consolazione dell’abitudine, e che quel mondo sa essere vario (“Forms might not be made to preserve their meaning,” canta Noemie), sa essere ordinato e pulito, ma anche caotico e vertiginoso, sa cullarti e sa spaventarti. Sa contraddirsi perché contiene moltitudini.