
Robbie Lee è forse più famoso per essere stato la metà di The Howling Hex insieme a Neil Hagerty dopo l’avventura Royal Trux, ma in verità è un compositore con un debole per le improvvisazioni e gli strumenti antichi o desueti. Lea Bertucci dopo lo splendido e premiato A Visible Length of Light dell’anno scorso ha meno bisogno di presentazioni, e chi la conosce sa che lavora molto con drone e manipolazioni di suoni. Bertucci e Lee si sono incontrati nel corso del 2019, durante la residenza artistica di Lea Bertucci presso la Pioneer Works di Brooklyn, e lì hanno imbastito le prime improvvisazioni insieme che fondevano l’improvvisazione intuitiva di Robert Lee con le manipolazioni razionali di Bertucci, gli strumenti arcaici di Lee e le chincaglierie elettroniche di Bertucci. Tre anni dopo Winds Bells Falls è il risultato di quell’incontro di antico e moderno, istintivo e razionale.
Racchiuso tra due tracce gemelle, l’iniziale “Glitter and Gleam” e l’elegia conclusiva “Somebody Dream,” costituite da un dialogo tra la celesta di Robert Lee e campanelli e tape-manipulation di Lea Bertucci, il corpo del disco è un viaggio contromano nelle musiche d’avanguardia. Un totale di nove tracce che segnano un ritorno alla classica contemporanea di Bartok e Xenakis ma per mezzo di strumenti arcaici e poco usati (corno di camoscio, campane tubolari, flauto basso in Fa), innestati in un tessuto di magheggi elettronici e manipolazioni. Come la musica di Robert Lee anche Wind Bell Falls ha forte elemento improvvisato, come la musica di Lea Bertucci c’è l’elemento naturale che oggi viene colto dai field-recordings ma creato mediante strumenti acustici manipolati.
Sentendo “Image Mirror” e “Division Music” vengono in mente gli esercizi con la polifonia del Demetrio Stratos di Cantare la voce, ma fatti con flauto e droni. La coppia “Meiosis”/“Mitosis” recuperano puntillismo e musique concrète in un crescendo quasi industrial, e la lunga e bellissima “Azimuth” fonde al meglio improvvisazione e manipolazione, percussioni, droni, rumori e tinte melodiche che prendono lentamente forma in un contesto quasi post-rock.
Winds, Bells, Falls è un disco che mostra come la musica possa ancora essere una forma di arte staccata dalle logiche dell’intrattenimento, abbia esso una forma consolatoria o reattiva, e diventare musica che crea nuove esperienze di ascolto e di coinvolgimento.