
Kevin Linn è uno dei cavalieri che stanno facendo l’impresa, e l’impresa è quella di far tornare il rock nuovamente alternativo, cioè di ricostruire un reticolo di produzioni indipendenti che vadano in direzione ostinata e contraria a quella della musica che gira intorno, sempre più formulaica, pettinata, addomesticata, sempre più fasulla, sempre più cockney. La manciata di album realizzati come Sad Eyed Beatniks che si è più o meno (auto)prodotto per la sua stessa Paisley Shirt Records, già mostravano quella sana e caparbia leziosità tipica delle produzioni fai-da-te a bassa fedeltà, in perfetta simbiosi col bellissimo catalogo che ha costruito attorno alla sua etichetta in questi anni: suoni liberi, autentici, senza filtri, e quindi ruvidi e dionisiaci, fino al culmine raggiunto con The Continuous Momentum di Present Electric alla fine dell’anno scorso. Un apice di artigianalità sonica.
Claudia’s Ethereal Weaver è il primo album prodotto e realizzato in collaborazione con un’altra etichetta discografica, la madrilena Meritorio Records, ed è anche il primo album a contenere alcune tracce provate, semi-collaudate prima ancora di essere registrate, e anche suonate dal vivo insieme a Karina Gill (Cindy), Kati Mashikian (April Magazine) e Mike Ramos (April Magazine/Flowertown). Il risultato è comunque una raccolta di dieci tracce fresche, croccanti, che spaziano da ballate acustiche nervose che sembrano uscire da un disco di Daniel Johnston (“A Hug for Kenneth, a Kiss for Roberta”) a jangle sporchi e ispidi come “Aristoteles Crater,” che uniscono l’immediatezza del rock’n’roll primordiale con l’istintività di R. Stevie Moore. Non mancano brandelli di rumori ambientali, motivetti canticchiati quasi distrattamente, intermezzi di sfricchettate che ricordano le free form freak-out dei Red Crayola, ma soprattutto non mancano melodie solari che ti seducono proprio grazie al loro aspetto genuino e scarmigliato.