
Alcune dei dischi più interessanti in uscita a marzo.
Eddie Chacon, Sundown (Stone Throw Records) — 31 marzo
Una delle metà dei Charles and Eddie, duo che ebbe i suoi quindici minuti di fama nei ’90 e rimasto silente per trent’anni, cioè fino a quando Eddie Chacon non ha pubblicato il suo primo disco solista, Pleasure, Joy and Happiness, delizioso pastiche di r’n’b, soul contemporaneo e sonorità che possono solleticare le orecchie anche agli estimatori di ambient e new age. Sundown è il seguito che Chacon non avrebbe mai neanche sperato di poter fare: registrato a Ibiza insieme al produttore John Carrol Kirby (Solange, Frank Ocean) e rifinito a Los Angeles dove i due vivono, Sundown porta i languori del jazz di Pharoah Sanders in territori pop sussurrati e accoglienti.
Connections, Cool Change (Trouble In Mind) — 24 marzo
Quando si parla di power pop, jangle e altra musica fatta con chitarre oscillatesta Trouble in Mind non ha rivali. Il prossimo colpo mandato a segno sono i Connections, band nata da una costola dei 84 Nash, da una dei Times New Viking e da una dei El Jesus De Magico. Insieme riescono a ricreare quel college-rock anni Novanta che dall’Ohio risuona un po’ in tutto il mondo. Con. Cool Change festeggiano il loro primo decennio di attività, e quale miglior modo di festeggiare questi dieci anni se non con una dozzina di belle melodie che mantengono tutta la freschezza dell’indie rock più classico, quello cioè che ha superato la furia del tempo e è arrivato fin qui indenne.
Cruel Diagonals, Fractured Whole (Beacon Sound) — 24 marzo
Il nuovo disco di Megan Mitchell, aka Cruel Diagonals, raccoglie undici tracce interamente realizzate tramite pattern vocali. Una limitazione che Mitchell si è autoimposta e da cui ha imparato come certe restrizioni sono un modo per migliore come artista, creatrice e produttrice. I singoli “Penance,” “Precipice,” “Reconciliation” e “Heavy is the Sea” mostrano lati diversi del poliedro costruito di voci, riverberi, loop e incastri. Molto più di uno sterile esercizio, Fractured Whole è un disco che si affianca a altri lavori dello stesso tenore, da Fountain di Lyra Pramuk e 8 di Morita Vargas fino al recente Patterns for Auto-tuned Voices and Delay di Lisel.
Deerhoof, Miracle-Level (Joyful Noise) — 31 marzo
Il diciannovesimo album dei Deerhoof ne festeggia anche i trenta anni di attività, e lo fa con il primo disco registrato interamente in uno studio (il No Fun Club di Winnipeg, Manitoba), e sotto la guida di un produttore, Mike Bridavski, ma che non per questo ha perso il carattere squisitamente anarco-rumoroso della band. Il disco ha comunque un suono di chitarra molto particolare, frutto di scelte tecniche inusuali, tempi frenetici in 6/4, valzer stralunati, ma soprattutto per la prima volta Satomi Matsuzaki scrive e canta in giapponese, e anche Greg Saunier ha dovuto imparare a cantare in giapponese su alcune tracce. Miracle-Level continua per certi versi il messaggio iniziato con il precedente Actually You Can, e vuole celebrare la potenzialità dell’uomo, unico essere capace di operare genuini miracoli.
Lia Kohl, The Ceiling Reposes (American Dreams Records) — 10 marzo
Un’opera bella e ambiziosa, la violoncellista di stanza a Chicago Lia Kohl ha creato un collage per frequenze radio e musicisti, dove alcuni artisti come Karima Walker e Macie Stewart hanno interpolato parole e suoni loro con le parole e suoni captate da trasmissioni radio, notiziari, previsioni del tempo e programmi vari. Rumori trovati, suoni ambientali e musica aleatoria cucita insieme in un mosaico affascinante, come mostrato dal primo singolo “sit on the floor and wait for storm,” dove una flebile linea di violoncello sorregge un mondo di suoni terreni e surreali, e ancor di più forse dal secondo singolo “the moment a zipper,” dove una serie di glitch e droni sono preludio per delle voci distanti di bambini che dicono le preghiere per il venerdì santo. Serio candidato a disco dell’anno.
Material Object, Telepath (Editions Mego) — 24 marzo
Dopo aver esplorato in lungo e in largo l’urbe ambient conosciuta, Material Object si sposta verso territori acustici su Telepath, che nasce da una lunga improvvisazione di violino rielaborata, deostruita, fusa e gassificata fino a avvicinarsi alle produzioni liquide e astratte del catalogo Orange Milk. Il primo singolo, “Enter,” è un tessuto striato dove i suoni di un violino si sommano e moltiplicano per scontrarsi e intrecciarsi in un percorso cangiante.
Natural Velvet, Cruel Optimism (not on label) — 3 marzo
Primo ep per i Natural Velvet, quartetto di Baltimora che rispolvera con personalità e rabbia il vecchio catalogo di chitarre distorte riff, power pop, melodie cantate a pieni polmoni che furono di Hole, Blonde Redhead e, perché no? i Sonic Youth era Goo. A convincere e affascinare è soprattutto la voce di Corynne Ostermann che riesce a variare registri anche diversissimi con una disinvoltura invidiabile. Il primo singolo, “I Keep You Honest,” è un chiaro esempio di canzone rock melodica, di quelle che non si sentivano da quasi una trentina d’anni e che sarebbe davvero l’ora si ricominciassero a fare.
Kate Nv, WOW (RVNG Intl) — 3 marzo
La strada iniziata con Room for the Moon e che porta Kate Nv dall’electro ambient verso un’interessante e deliziosa forma di pop poliglotta continua con WOW, progetto grafico e visuale oltre che musicale, con i video e nei singoli finora usciti che citano apertamente il mondo della preistoria della grafica computerizzata, quella fatta di pixel visibili e suoni da videogioco. Come per il precedente, testi in giapponese, russo e inglese, pop retrofuturistico che però non ha nemmeno una traccia di nostalgia.
Packs, Crispy Crunchy Nothing (Fire Talk) — 31 marzo
Il secondo disco dei Packs, progetto della canadese Madeline Link, è un passo in avanti nello stesso territori indierock dell’esordio del 2020. Pop a bassa fedeltà e alto tasso di coinvolgimento emotivo, nato sotto il segno di Sasami, Alex G e thanks for coming, e colorato con le medesime sbavature DIY di Helvetia e Idle Ray. Crispy Crunch Nothing rimanda fin dal titolo a quel mondo minimalista un po’ harufiano fatto di perdenti, sconfitti dalla rassegnazione, emarginati che trovano le loro vittorie nelle piccole cose quotidiane.
The Reds, Pink and Purples, The Town that Cursed your Name (Slumberland/Tough Love) — 24 marzo
Inarrestabile e infaticabile Glenn Donaldson, aka The Reds, Pink and Purple, e spero di non dover passare un anno senza un suo disco con tanto di copertina recuperata da uno scatto estemporaneo della facciata di un’abitazione qualunque. La musica è sempre la stessa e non delude mai: placida, rassicurante, consolatoria con un pizzico di malinconia.
Smote, Genog (Rocket Recordings) — 10 marzo
Viene da Newcastle-Upon-Tyne, è al suo secondo disco, che segue l’esordio “Drommon,” uscito due anni fa sempre per Rocket Recordings, Daniel Foggin, aka Smote, ammalia, avvolge e rapisce con loop, droni, lampi di chitarra, flauto e altri strumenti folk e segue la miglior tradizione psichedelica britannica.
Masahiro Takahashi, Humid Sun (Telephone Explosion) —31 marzo
Con ormai un’esperienza decennale nella cesellatura di perfette e soffici melodie ambient, Masahiro Takahashi torna con un album collaborativo, e primo per la sua nuova casa Telephone Exoplosion, dopo essere passato anche tra le maglie esoteriche di Not Not Fun con ilprecedete Flowering Tree, Distant Moon. Con Humid Sun Takahashi celebra i due continenti, americano e asiatico, con una palette di tenui colori pastello, tra lounge e tropicalismi addomesticati e un tocco di quella malinconia squisitamente giapponese, con ospiti del calibro di Sandro Perri, Joseph Shebason (ora coinquilino in Telephone Explosion) e il produttore H. Takahashi (UNKNOWN ME).
Kalia Vandever, We Fell in Turn (AKP Recordings) — 31 marzo
Di stanza a Brooklyn e già trombonista per Japanese Breakfast, Kalia Vandever è pronta a esplorare tutte le potenzialità e sfumature del trombone come strumento solista, arricchito giusto con qualche tocco di elettronica e voce, esperimento già declinato per la chitarra da Bill Orcut e Jeff Parker l’anno scorso rispettivamente con Music for Guitars e Forfolks, alla voce da Lyra Pramuk su Fountain e al sassofono da Patrick Shiroishi con Hidemi. Il primo singolo “Temper the Wound,” accompagnato da un delizioso video, dà già un corposo assaggio di quanto sia possibile costruire un universo sonoro con un trombone e pochi ritocchi di elettronica.