
Una rapida rassegna su alcuni dischi in uscita a giugno:
a. s. o., s/t — 2 giugno
a. s. o. è l’acronimo di Alia Seror-O’Neill, cantante, musicista e attrice che insieme al produttore Lewis Day (aka Tornado Wallace) ha dato vita a un delizioso progetto di sovversione dei codici del pop radiofonico anni novanta. Preceduto da tre singoli, “Go On,” “Rain Down” e “Falling Under” il primo omonimo disco sarà pubblicato dall’etichetta gestita dal duo, Low Lying Records, e raccoglie pezzi che ammiccano alle sonorità anglosassoni di Massive Attack, Portishead e William Orbit.
Generifus, “Rearrange!” (Anything Budge/Bud Tapes) — 2 giugno
Una coproduzione che vede coinvolte l’etichetta di Missoula Anything Budge e Bud Tapes di Portland, ma non solo: Rearrange! è il ritorno di Spencer Sult, cantautore di Olympia, che qui si fa accompagnare da amici di lunga data e produrre da Zach Burba, già musicista al lavoro con Mega Bog. Dieci pezzi realizzati nel corso del 2022, quasi interamente registrati in presa diretta ai Trash Treasury Studios di Portland, dieci elegie che riassumono la tradizione più profonda del cantautorato country-rock, dal Dylan di Desire alle pulizie sonore degli Steely Dan, fino a Neko Case e la più recente melliflua Mega Bog. Per amanti del genere.
Lanayah, I’m Picking Lights in a Field… (Drongo Tapes) — 16 giugno
Formati nel 2016 a Santa Barbara, con una formazione a tre con Juno Callender al basso, la chitarrista Lynn McTague e il batterista Ethan Harb, i Lanayah gettano le basi per il loro blend di shoegaze, doom— e black metal con il primo album North Pinion. Subito dopo entra nel gruppo il tastierista Ari Brown e il sound guadagna una sfumatura più dark grazie a synth e samples, per poi arricchirsi ulteriormente con l’aggiunta di Isabelle Thorn, aka Dear Laika, alla voce. Il risultato è uno scontro tra l’hardcore di Chat Pile o Regional Justice Center e le sonorità profonde e avvolgenti di un Tim Hecker o Burial. I’m Picking Lights in a Field… gioca molto sulle dinamiche che legano un flusso continuo di otto tracce, ciascuna che confluisce nell’altra cambiando direzione del disco ogni volta. Si passa da feroci momenti doom a passaggi eterei di ambient-folk (“Staring Blankly”) a canzoni sussurrate in stile DIIV(“Nameless Fluttering”) fino a un epilogo di drone (la title-track) e noise viscerale (“Carrying Fire”). Uno dei migliori dischi rock dell’anno.
McKinley Dixon, Beloved! Paradise! Jazz! (City Slang) — 2 giugno
Dopo l’intenso For My Mama and Anyone Who Looks Like Her McKinley Dixon abbassa la tensione e alza il ritmo. Il suo secondo disco prende a prestito i titoli di un trittico di romanzi di Toni Morrison e li trasforma in hip-hop vintage e futuristico, jazzato, sperimentale, popolare e orchestrale. A volte sembra di sentire un crooner d’altri tempi, altre uno sperimentatore che azzarda abbinamenti inconsueti ma sempre convincenti. Com’è ormai prassi nel genere, non mancano featuring, tra cui Anjimile, nuovo pupillo 4AD.
Miliarie Gun, Life Under the Gun (Loma Vista) — giugno
Disco d’esordio dei losangelini Militarie Gun che segue la coppia di Ep di due anni fa. Co-prodotto da Taylor Young Life Under the Gun pare segnare una svolta decisiva dall’hardcore frenetico degli esordi (e di quanto Ian Sheldon ha fatto con Regional Justice Center) a un punk con venature melodiche. Comprende il singolo “Do It Foster” e la traccia “Big Disappointment,” precedentemente inclusa nella versione deluxe che raccoglieva i due ep All Roads Lead to the Gun.
Shady Bug, What’s the Use? EP (Exploding in Sound) — 30 giugno
Anticipatp dal singolo “Lizard,” accompagnato da un bellissimo video western in cinema-scope, è pronto il nuovo ep degli Shady Bug, formazione di St. Louis che ha saputo contraddistinguersi per la sua miscela esplosiva di pop e noise sui precedenti tbh idk (2017) e Lemon Lime (2019). Nel frattempo Hannah Rainey ha avuto modo di sfogare la sua voglia di cantautorato bedroom-pop da sola come Hennen e in coppia con Algae Dust, cosa che l’ha portata a coltivare una voce forse più profonda e matura, ma senza rinunciare alle forti dinamiche tra melodia e rumore che erano e sono il tratto distintivo di uno dei gruppi di punta di una delle migliori etichette di rock degli ultimi anni.
The Stools, “R U Saved?” (Feel It Records) — 2 giugno
Fiero garage rock, grezzo, sporco, diretto e senza fronzoli, ovviamente pubblicato dall’etichetta che negli ultimi anni è diventata il presidio difensivo di quel tipo di rock (The Drin, Sweeping Promises, Smirk). Sembra di sentire una band hardcore che tenta di suonare pezzi pop, un po’ la stessa cosa che succedeva con le prime band grunge come Green River, Mudhoney e Nirvana era Bleach, ma gli Stools vengono da Detroit, e Detroit significa MC5, significa chitarre suonate al massimo del volume, e in questo caso significa dodici canzoni in ventiquattro minuti scarsi che ti assalgono e ti si appiccicano alle orecchie.
Sweeping Promises, titolo (Feel It Records) — 30 giugno
Originari di Austin, TX, dove come Mini Dresses facevano un pop che mescolava Yo La Tengo e Blondie (su Mini Dresses e Heaven Sent rispettivamente 2017 e 2019, entrambi per Joy Void), gli Sweeping Promises si sono successivamente trasferiti a Boston, patria del college-rock, per diventare un duo, Lira Mondal (voce e basso) e Caufield Schnug (chitarra) e già sul disco d’esordio Hunger for a Way Out dimostrano di saper portare avanti con estro convincente quella tradizione punk/new-wavish che dalle Kleenex e Slits arriva alle Household e da lì ai nostri giorni: chitarre limpide e ossute, incastri precisi tra accordi, basso e batteria, una voce a metà tra l’indolente e la rabbia sarcastica, ma soprattutto tecniche di registrazione che sanno rendere tutto estremamente autentico e verace. Il secondo album, Good Living Is Coming For You, coproduzione Feel It e Sub Pop, è pronto a confermare le premesse dell’esordio e rilanciarne di nuove.
Squid, O Monolith (Warp) — 9 giugno
Ispirati da un tweet di Missy Elliot che ammoniva di “non fare un secondo album che suona come il primo”, gli Squid sembrano aver deciso di prendere strade diverse e più interessanti dell’onesto e ben amministrato post-punk dell’esordio, strade che sembrerebbe passare per il kraturock, Talking Heads e electropunk. Parte del nuovo disco era stato presentato dal vivo, nel loro concerto allo SCALA di Londra il 9 febbraio scorso. Per quel concerto, e per O Monolith, gli Squid hanno ampliato la formazione con due percussionisti, Zands Duggan e Henry Terret (dei bristoliani Bingo Fury), cosa che ha loro concesso di spostarsi agilmente dal post-punk dell’esordio a forme più elaborate, sperimentali e oblique. I primi tre singoli lasciano ben sperare, e speriamo davvero che gli Squid abbiano deciso di affrancarsi da una scena post-punk che mostra la corda già da un po’.
Water Damage, “2 Songs” (12XU) — 2 giugno
Sempre interessanti le produzioni dell’etichetta 12XU, soprattutto i texani Water Damage, sorta di supergruppo di sette elementi con musicisti provenienti da Spray Point, USA/Mexico, Black Eyes e altri. R U Saved? è il secondo disco e riapplica la medesima formula del disco d’esordio dell’anno scorso: chitarre assordanti, una linea di basso ferma e salda, batteria pungente, droni, rumori e ripetizioni. Due lunghe jam, come al solito registrate su nastro (i Reel del titolo si riferiscono al numero di archivio del nastro usato per registrare la sessione), che questa volta però hanno anche un titolo, o qualcosa del genere: “Fuck This” e “Fuck That,” che nelle intenzioni del gruppo dovrebbero rappresentare le due anime dell’ensemble, una che ruggisce e l’altra che mormora, due facce di uno stesso drone.