Dischi in uscita a luglio 2023

Present Electric, Present Electric (Paisley Shirt Records)

Kevin Linn è il cuore di molta della sublime musica che come una foschia sta avvolgendo San Francisco. Con la sua Paisley Shirt Records ha pubblicato il fog-folk di April Magazine, Cindy, Flowertown, ma ha anche sconfinato in territori shoegaze/noise con i Blue Ocean e Plastic Candles e nel garage rock di Hits e Red Pants. Da par suo Linn continua le sue scorribande pop come Sad Eyed Beatnik, e occasionalmente si concede qualche sfizio di noise folk psichedelico con l’altro suo moniker, Present Electric. Questo nuovo è il terzo disco, dopo In Two Moods del 2020 e The Continuous Monument del 2021, e sembrerebbe più orientato verso la forma-canzone, dove per forma-canzone si intende quella di Daniel Johnston o di Jandek.

Lifeguard, Dressed in Trenches (Matador) — 7 luglio

Era prevedibile sin da Dive che i Lifeguard sarebbero approdati a un’etichetta storica come Matador, cosa già successa alle concittadine e amiche Horsegirl (il fratello di Penelope Lowenstein delle Horsegirl suona la batteria per i Lifeguard, tra l’altro), e che probabilmente accadrà a altre giovani realtà dell’area di Chicago, da sempre la città più attiva e affidabile per qualunque genere musicale alternativo al mainstream. Un salto del genere potrebbe finire per addomesticare un po’ troppo il sound della band, ma i due singoli che hanno preceduto l’EP per ora hanno scongiurato quel pericolo, avvicinandoli anzi al sound dei FACS, band del padre di Asher Case. I Lifeguard sono la miglior rock band adolescenziale dai tempi degli Squirrel Bait. Il che significa che la strada da seguire è quella che porta agli Slint e a uno spregiudicato rifiuto di ogni compromesso.

Appian, fragments vol. 1 (sound as language) — 14 luglio

Originario di Detroit Malcom MacLachlan è un dj e musicista che vive a New York e da New York crea eleganti orditi di techno e elettronica sperimentale. fragments è un progetto squisitamente personale, quasi autobiografico. Le tracce che compongono questo primo volume, e quelle che comporranno un secondo volume previsto per il 2024, sono bozzetti che raccontano un percorso di cambiamento e una rinnovata capacità di apprezzare la bellezza delle piccole cose, frammenti di quotidianità che rendono speciale la vita. Cascate di synth soffici, ora malinconici e nostalgici, vicini a certa ambient giapponese, ora avvolgenti e fumosi, ma mai imbevuti di toni scuri.

Natural Wonder Beauty Concept, s/t (Mexican Summer) — 14 luglio

Ana Roxanne e Brian Piñeyro, aka DJ Python, si sono incontrati a New York nel 2020, dove Roxanne si era trasferita per un breve periodo prima di tornare nella natia Bay Area e è stato proprio in quel lasso di tempo passato insieme a New York che è nata l’idea di un progetto congiunto che raccontasse, in qualche modo, la loro esperienza di osservatori della decadenza di una città in lockdown tramite una comune inclinazione verso la sperimentazione elettronica. Il primo sinvo “Sword” strizza l’occhio a certe recenti produzioni hyper-pop come Never stop texting me di Claire Rousay e more eaze, per restare nel novero degli album collaborativi, o il pop elettronico di Katie Dey,  la title-track ha elementi che l’avvicinano decisamente al trip-hop e al pop più etereo degli anni ’90, su tutti Telegram di Björk e i Portishead. In entrambi i singoli Dj Python è riconoscibile fin dai primi rintocchi di breakbeat, la voce di Ana Roxanne è più che mai eterea e personale, ma i due mondi, per quanto diversi e apparentemente inconciliabili, si amalgamano alla perfezione.

Private Lives, Hit Record (Feel It) — 14 luglio

Dopo l’ep TITOLO i Private Lives sono pronte a debuttare con un album in piena regola, album che raccoglie le cinque tracce di quel primo ep e le completa con altre cinque, che, in perfetto stile Feel It Record, disegnano un puro garage rock con melodie che ti si appiccicano alle orecchie come miele alle dita, momenti di quasi funk punk alla B-52, chitarre grattugiate con nonchalance e riff accattivanti. 

Landowner, Escape the Compound (Born Yesterday Records) — 21 luglio

Arrivati al quarto album, i Landowner di Dan Shaw hanno ormai maturato un suono coeso e distintivo. Chitarre pulite e affilate, ritmi frenetici, parti vocali algide che li porta a essere una versione più sporca e veloce degli Exek. Escape the Compound però amplia la palette di suoni, inserendo, o meglio riportando nell’equazione una drum-machine, strumento che Dan Show usava per necessità sull’esordio Impressive Alamanac, realizzato quando Landowner era solo un moniker. Qui la drum-machine però viene usata come elemento creativo da amalgamare con una band perfettamente oliata, un quadrilatero chitarra-chitarra-basso-batteria che si è formato tanto nell’heavy noise quanto nel math-rock e che qui sconfinano anche in parodie ben riuscite delle colonne sonore di videogiochi vintage. I Landowner continuano a essere la risposta giusta alle pose effimere del post-punk britannico: questo è post-punk autentico, veloce, impetuoso e che ti fa venir voglia di pagare in casa.

Audrey Carmes, Quelque chose s’est dissipé (Métro Records) — 26 luglio

La parigina Audrey Carmes è una giovane e promettente musicista con alle spalle una formazione classica alla Paris School of Fine Art. Entra presta in contatto con le avanguardie della musica elettronica sperimentale francese e non, cosa che la aiuta a dare un vestito musicale a sue poesie e scritti vari. Quelque chose s’est dissipé è il suo primo album, in uscita per Métron Records, e si possono già sentire tanto le frontiere ambient europee, su tutti Domenique Dumont, l’elettronica eterea di Ana Roxanne e qualche ben accolta sfumatura krautrock.

Madeline Kenney, A New Reality Mind (Carpark Records) — 28 luglio

Madeline Kenney ha passato gran parte dei mesi pandemici a registrare nuovo materiale nell’appartamento che condivideva col suo compagno. Parte di quelle canzoni si sono incarnate nell’EP Summer Quartet, altre sono rimaste nel cassetto fino a oggi. A New Reality Mind, come promette il titolo, è un cambio di rotta stilistica, piuttosto deciso: non più eleganti bozzetti pop con la chitarra di Sucker’s Lunch, ma una serie di scarne vignette che quasi lambiscono il synth-pop anni ’80, tra Jane Siberry e la Kate Bush più smaliziata.

Jessy Lanza,  Love Hallucination (Hyperdub) — 28 luglio

Quello di Jessy Lanza è un vero e proprio itinerario: da Hamilton si è spostata a New York, documentando quel passaggio su All The Time del 2020, da qui è passata nella Bay Area, celebrata su DJ-Kicks. L’ultima tappa, preannunciato da uno scintillante singolo prima dell’estate, “Don’t Leave Me Now” e da un secondo singolo qualche settimana fa, “Midnight Ontario,” porta Jessy Lanza a Los Angeles, dove rispolvera synth, drum machine e sonorità anni ’90 e ’00, tra trip-hop e accenni di dubstep. Love Hallucination è un salto nel buio, un innamoramento improvviso per Los Angeles: questo si traduce in sonorità pastello, quasi lounge, vivaci e colorate ma con un pizzico di malinconia assolata.