
Dischi in uscita a ottobre, con Maria BC, Blue Ocean, Sex Burch, Green-House, Marina Herlop, Houndsteeth, Sofia Kourtesis, Mary Lattimore, L’Rain, Joseph Shabason, Sufjan Stevens, Jamila Woods.
Maria BC, Spike Field (Sacred Bones Records) — 20 ottobre
Il primo disco di Maria BC per Sacred Bones ha l’onere di seguire dischi intensi come Hyaline e Devil’s Rain, oltre che collaborazioni con Rachika Nayar che hanno creato grandi aspettative. Spike Field sembra volersi spostare leggermente verso territori più pop e consueti, pur mettendo in risalto le doti canore da mezzo soprano di Maria BC. Registrato quasi interamente in casa, con un pianoforte scordato e qualche innesto di elettronica casalinga che la portano non lontano dai territori magistralmente esplorati da Grouper. Se Hyaline raccontava dolore e inquietudini, Spike Fields sembra raggiungere una serenità essenziale e fragile.
Blue Ocean, Fertile State (Slumberland Records) — 6 ottobre
I Blue Oceean sono una vecchia conoscenza di questo blog, dove già si è avuto modo di apprezzare il loro terzo ep, Fade. Per il loro esordio su Slumberland da duo (Rick Altieri e Dave Stringi) sono diventati un terzetto con l’aggiunta di Neal Donovan. Con Fertile State il terzetto sembra promettere di mantenere le stesse coordinate dei primi ep: nebule di shoegaze, rugiade di melodia, quel pizzico di noise che non guasta.
Bex Burch, There is Only Love and Fear (International Anthem) — 20 Ottobre
La grande famiglia di International Anthem si allarga e si allarga con una nuova figlia già eccezionale: Bex Burch è inglese di stanza a Berlino, è una percussionista che nell’estate del 2022 fu invitata proprio da International Anthem a passare un mese negli Stati Uniti. Lì ha suonato in luoghi disparati tra cui un canyon, improvvisando con il suo xylophono insieme a una famiglia di musicisti già affiatata, tra cui Macie Stewart, Ben Lamar Gay e Dan Bitney. Jazz acustico, improvvisato, mescolato a suggestioni ambient e con innesti di Field recordings.
Exek, The Map and the Territory (Foreign Records) — 6 ottobre
Il sesto album degli australiani Exek, che esce a appena un anno di distanza dal pur notevole Advertise Here, è dichiaratamente il loro album meno complesso che probabilmente mostrerà più il lato autoriale Albert Wolski. Registrato in casa nel biennio horribilis 2021-22, The Map and the Territory manterrà comuqnue intatti i tratti distintivi della band: overdub, suoni alieni, incursioni funk e free-jazz e in questo caso anche di alcune tecniche hip-hop.
Green-House, A Host for All Kinds of Life (Leaving Records) — 13 ottobre
Quello di Olive Ardizoni, aka Green-House, è un percorso nitido e ben definito. Dai primi semi (anche in senso letterale) di Six Songs for Invisible Gardens del 2020, al Mort Garson-iano Music for Living Spaces (debutto su Leaving del 2021) la strada è sfociata nella “solastalgia,” il disagio psicologico umano che deriva dai repentini cambiamenti climatici. A Host for All Kind of Life espande il mondo di riferimento di Ardizoni dalle piante a ogni forma di vita terrena, lo stesso progetto Green-House diventa un duo insieme al collaboratore di sempre Michael Flanagan e la musica si fa più ariosa, maestosa e aperta.
Marina Herlop, Nekkuja (Pan) — 27 Ottobre
La catalana Marina Herlop ha già avuto modo di mettersi in evidenza con un trittico di eccentrici album di elettronica in cui unisce suoni classici a produzione digitale, tra cui Pryapiat dell’anno scorso. Nekkuja è il risultato di una lunga e lenta introspezione che ha portato Herlop a sentirsi come una giardiniera impegnata a estirpare le erbacce dalla propria vita e memoria. Il disco sembra voler virare dal classicismo digitale dei titoli precedenti verso territori pop futuristici.
Houdsteeth, Hold Your Horses (Otherly Love Records) — 27 ottobre
Secondo disco per le Houdsteeth, indie bad divisa tra New York e Los Angeles e formata da tre amiche Grace Ward, Jolee Gordon e Izzy Da Fonseca. Rispetto al disco d’esordio uscito quattro anni fa, Hold your Horses sembra volersi spostare verso i numi tutelari del power pop fai-da-te storico di Boston e promette di essere un disco tanto gioviale quanto profondo.
Sofia Kourtesis, Madres (ninja tune) — 27 ottobre
Disco di debutto per la musicista peruviana di stanza a Berlino Sofia Kourtesis, Madres, dedicato alla madre e al neurochirurgo che l’ha salvata dal cancro, Peter Vajkoczy. Suoni elettronici di ieri e di oggi, tra i tropicalismi di “Madres,” il trip-hop trasfigurato di “How Music Makes You Feel Better,” la disco-due samba di “Si Te Portas Bonito,” tenere ninna nanne lounge come “Vajkoczy” e un’inattesa comparsa di Manu Chao, direttamente dagli anni ’90.
Mary Lattimore, Goodbye, Hotel Arkada (Ghostly International) — 6 ottobre
Dedicato a un vero e proprio hotel in fase di ristrutturazione in Croazia, Hotel Arkada è il disco in cui Mary Lattimore cerca di raccontare il senso di perdita e di rinascita. Sei composizioni scritte nell’arco degli ultimi due anni, alcune delle quali con ospiti di riguardo, tra cui Rachel Goswell, Meg Baird, Walt McClements e il nume tutelare Roy Montgomery, che quindi si spostano molto dall’intimità del precedente Silver Ladders, dove l’arpa di Lattimore sapeva riempire ogni vuoto. Ambient dolce e soffice, malinconica senza nostalgia, carezzevole e ipnotica.
L’Rain, I Killed Your Dog (Mexican Summer) — 13 ottobre
Terzo disco e secondo per Mexican Summer per Taja Cheek, aka L’Rain, I Killed your Dog è un disco “anti rottura” che nasce “da un mondo di contraddizioni, sensuali, anche sexy, ma strane e spaventose.” Se per i dischi precedenti L’Rain è stata incasellata nel virtuoso e onorevole stormo “pop sperimentale,” il disco nuovo sembra volersi smarcare da certi luoghi comuni, “A volte quanto si parla di musica sperimentale, si ha come la sensazione che sia intoccabile, “ ha detto in una recente intervista, “io voglio fare qualcosa che sia l’esatto opposto.” Una C’è quindi da aspettarsi una L’Rain più pop e rock.
Mint Field, Aprender a Ser (Felte) — 27 ottobre
I messicani Mint Field sono un duo formato da Sebastian Neyra e Estrella Del Sol, da poco uscita col suo disco solista Figura de Cristal, uscito sempre per Felte, e già hanno avuto modo di mettersi in mostra come opening art di Ulrika Spacek e Holy Wave, oltre che presenziare a festival come il Coachella, Pitchfork Fest Paris e Psycho Fest. Il loro è un territorio di confine tra il cantautorato di Julia Holter, il dream pop dei Cocteau Twins più morbidi e lo shoegaze degli Slowdive di Pygmalion. Suoni alieni ma familiari, voci eteree, chitarre echeggianti sullo sfondo di synth avvolgenti.
Joseph Shabason, Welcome to Hell (telephone explosion Records) — 20 ottobre
Eclettico quel che basta e come e quando serve, Joseph Shabason è passato dall’ambient acustica di The Fellowship al pastiche sofisti-pop di At Scaramouche (insieme a Nicholas Krgovich), all’elegante fusion minimale di stili che è Welcome to Hell, in uscita per telephone explosion. Il disco è una riscrittura della colonna sonora del video seminale Welcome to Hell che a metà degli anni novanta celebrava lo skateboarding come forma di arte e stile di vita. Shabason ha voluto realizzare un pezzo per ogni skater, cercando di abbinarsi allo stile di skate. La convinzione è che jazz e skateboard partano da un linguaggio comune, fatto di scale e intervalli uno, di manovre, trucchi e salti l’altro, che viene costantemente interpretato, malleato e cambiato per ottenere uno stile personale.
Sufjan Stevens, Javelin (Asthmatic Kitty Records) — 6 ottobre
Iperprolifico e spesso eccessivamente quanto inutilmente eclettico, Sufjan Stevens sembra voler tornare a fare quello che gli riesce meglio: folk-pop con arrangiamenti eleganti. Javelin segna decisamente un ritorno alle atmosfere che hanno reso giustamente famoso Sufjan Stevens, e se anche non c’è da aspettarsi un lavoro epico come fu Illinoise, e nemmeno un disco intimo e sofferto come Carrie and Lowell, avremo almeno un fratello per Michigan e Seven Swans. Personalmente gli sono già grato per non aver fatto altre cose come Reflections, Convocations o Aporia.
Vanishing Twin, Afternoon X (Fire Records) — 6 Ottobre
Ormai consolidati come terzetto allargato formato dalla polistrumentista Cathy Lucas, la batterista Valentina Megaliti e il bassista Susumu Mukai, i Vanishing Twin sono tra le cose più interessanti e personali dell’universo sonoro post-Stereolab. A due anni da Ookii Gekkou tornano con una nuova selezione di suoni psichedelici e oltremondani, tra samples, groove danzerecci e elettronica minimalista.
Jamila Woods, Water Made Us (Jagjaguwar) — 13 ottobre
Il terzo disco di Jamila Woods arriva a quattro anni dallo stupendo LEGACY! LEGACY! e sembra segnare una piccola svolta pop. Se HEAVN celebrava la propria comunità e LEGACY! LEGACY! rendeva omaggio a figure iconiche afro-americane, Water Made Us è il disco in cui Jamila Woods si ritrae su se stessa e sul suo mondo interiore. Nato da una serie di intense sessioni di scrittura durante e dopo il Covid, ma anche da sedute di terapia, pagine di diario e consulenze astrologiche, Water Made Us non è Jamila Woods che canta le sue radici culturali e le figure di riferimento co cui è cresciuta, ma il risultato, squisitamente personale, che quella crescita ha comportato.