
La leggenda dell’ambient quarto-mondista Ariel Kalma ha già avuto modo di collaborare con nuovi musicisti, recentemente anche con Sarah Davachi nel bellissimo Intemporel del 2019, quando però gli è stato chiesto di scegliere qualcuno con cui suonare insieme per il programma Late Junction di BBC Radio 3, Kalma ha scelto senza esitazioni i due musicisti losangelini Jeremiah Chiu e Marta Sofia Honer, all’epoca freschi freschi del loro album di debutto per International Anthem Recordings from the Åland Islannds, uno dei migliori dischi ambient degli ultimi anni. Lì ha avuto inizio una serie di scambi tra Byron Bay, Australia, dove risiede Ariel Kalma, e la Los Angeles di Chiu e Honer, brandelli di improvvisazione registrati e manipolati, rilavorati a distanza, interpolati con vecchi frammenti dagli archivi di Ariel Kalma che affondano negli anni ’70, e impastati e ricamati fino a ottenere questo The Closest Thing to Silence, disco che raccoglie e racchiude tre diverse sensibilità: l’istrionismo minimalista istintivo di Kalma, le scorribande sintetiche di Jeremiah Chiu tra synth modulari, organi e field-recordings e gli estetismi classicheggianti della viola e gli idiofoni di Marta Sofia Honer. Kalma si fa sentire subito nell’introduttiva “Ten Hour Wave,” polifonia di fiati che sfuma in rintocchi di synth e percussioni che ci portano al presente, e sulle note cangianti di “Écoute au Loin,” sovraesposizioni strategiche di melodie spezzate che evolvono in una jam in stile Bitchin’ Bajas per poi dilatarsi in una coda meditativa jazzata. “Breathing in Three Orbits” è introdotta da una serie di voci registrate sovrapposte che si aprono in un paesaggio ambient suggestivo. Le stesse suggestioni continuano su “Une ombre légère,” sinuosa melodia eterea per synth soffici e cori angelici che non cade troppo lontana da quanto stanno facendo giovani promesse, tipo Ana Roxanne, e sulla title-track, “The Closest Thing to Silence,” titolo stupendo, tra l’altro ripreso da una frase che Kalma ha pronunciato nel documentario realizzato dall’etichetta RVNG Intl per accompagnare la raccolta An Evolutionary Music (Original Recordings: 1972-1979). A cambiare il passo ci pensano i ritmi propulsivi e quasi ipnotici di “Dizzy Ditty,” incursione Casio-core nel regno del kraut-rock più elettronico, in zona Kraftwerk anni ’70, l’adagio kosmische “New Air” e la conclusiva avvolgente “Stack Attack,” un’uscita d’emergenza psichedelica con rintocchi di organo che ti portano nel mondo dei Tangerine Dream.