Continuano le partogenesi dal nucleo del collettivo Mourning [A]BLKstar, e se i MAB erano e sono un collettivo che fa musica con una decisa impronta comunitaria, le diramazioni che ne nascono hanno un carattere decisamente più intimo e personale. L’anno scorso Kyle Kidd ha messo il suo percorso di crescita e di maturazione di un’identità al centro di Soothsayer, quest’anno i cofondatori dei Mourning [A]BLKstar, RA Washington e LaToya Kent, ossia i me:you, condensano nostalgia, ricordi personali e la persistenza del tempo su Field Tapes in der Trash. Nella nota stampa LaToya Kent afferma che “c’è questa brama giovanile che non se ne va via con l’età. Quando si giovane pensi che lo farà.” Il titolo del disco gioca con l’estetica del flâneur che sbircia il passato attraverso i detriti che ha lasciato e che il tempo ha trasformato in rifiuti: c’è l’idea di un vecchio nastro trovato nella spazzatura, impolverato, rovinato e che contenendo registrazioni sul campo, rumori dell’epoca, è un filo diretto col passato da cui deriva. Già l’attacco di “Burns,” con una falsa falsa partenza, una batteria che sembra incespicare ma che in realtà suona un ritmo sincopato e spezzato, porta in un mondo fatto di errori e di scarti. Ci sono rumori di fondo, fruscio di nastro, disturbi sonori che sono una finestra sul tempo, e una voce, la voce di LaToya Kent, che subito ti porta in una specie di trip-hop marcescente con contrappunti di un synth inacidito e il controcanto di RA Washington. Le suggestioni trip-hop continuano su “Sun Zsu,” “Sugamilk” e “the current History of blue”: c’è la sensazione di aver rispolverato un vecchio vinile rovinato e pieno di cariche elettrostatiche, un documento quasi archeologico che proviene da un passato recente che il tempo iperamfetaminico di oggi ha già trasformato in antico. “Crawl on per belly” aggiunge una sfumatura noise e hip-hop e “Antiquity” è un preludio alle accensioni quasi punk di “Dirt” e “Gimlet,” e qui sembra quasi di risentire la Lydia Lunch di trent’anni fa, o i Sonic Youth era Confusion is Sex. L’unica costante di tutto Field Tapes in Der Trash è l’attitudine punk e lo-fi con cui viene fatto tutto: che sia trip-hop, noise,  le pulsazioni quasi blues di “Git Ready” o i riverberi sporchi di “Portabelly” che ci portano in zona Fugees, tutto viene sporcato, sbavato e sfocato perché suoni il più umano e naturale possibile, perché tutto si porti addosso in bella mostra quei segni del tempo che la barbarie digitale cerca ossessivamente di cancellare, perché tutto suoni grezzo di quel grezzo che è il modo migliore per essere autentici.