
E poi arrivammo alla metà di un altro stupido e lurido anno, per giunta torrido, infetto e bellicoso, ma è comunque il momento di fare un bilancio dei dischi che mi son sembrati i migliori finora. Nessuna pretesa se non quella di mettere ordine tra le cose che ho ascoltato più spesso e con maggior trasporto durante i primi sei mesi del 2022, tra album, ep e ristampe.
- Empath, Visitor (Fat Possum)
Gli Empath hanno sempre mostrato di avere l’indole pop (“Polyfoam,” “Only One,” “Decor”) che su Visitor sboccia pienamente. Certo mancano le accensioni noisey delle cose precedenti, ma questo è un disco che ascolti d’un fiato e di continuo e a ripetizione e che a ogni ascolto sembra unire il suono zozzo dei primi dischi dei Velvet Underground con l’elegante miniaturismo pop di Low di David Bowie. - Winged Wheel, No Island (12XU)
Un disco nato per caso, da una storia su Instagram dove Fred Thomas si divertiva a provare microfoni sulla batteria. Piano piano si sono uniti Cory Plump, Matthew Rolin e Whitney Johnson per creare un disco che sembra una jam session live tra kraut, noise e ambient, ma che in realtà è stato registrato in differita in quattro stanze separate. Capolavoro. - Fievel is Glauque, Aérodynes (La Loi)
Quasi un disco fantasma, uscito solo su cassetta e sparito dalle piattaforme di streaming digitale non appena terminate le cassette disponibili. È il secondo titolo dei Fievel is Glauque, dopo il pur stupendo God’s Trashmen Sent to Right the Mess dell’anno scorso, che va a aggiungersi alla dozzina di titoli che Zach Phillips ha realizzato come solista e nei Blanche, Blanche, Blanche. Qui Zach Phillips è insieme a Ma Clement, e i due riescono a costruire un delizioso pop sbilenco, lounge, tra Antena, Broadcast e Stereolab, e nel corso del 2022 qualche fortunato potrà vedere i Feivel is Glauque suonare dal vivo proprio con gli Stereolab. - SIS, Gnani (Native Cat)
Avevo lasciato Jenny Gillespie Mason due anni fa con un tweet lapidario che annunciava la fine della Native Cat, e invece eccola che torna a inizio 2022 con un ep a nome Sis, il suo gruppo, ma in realtà registrato quasi interamente da sola con un Ableton e qualche vecchia tastiera. Art pop tra David Byrne e Shura, con echi di Prince e una velatura di free jazz. “Embodiments” è uno dei pezzi più belli dell’anno. - Horsegirl, Versions of Modern Performance (Matador)
Mariana Timony ha scritto la migliore recensione possibile per questo disco, anzi l’unica che valga la pena di leggere e è qui. - The Soundcarriers, Wilds (Phosphonic)
Rilanciati alla grande dalla bellissima serie tv, stoltamente cancellata dopo la seconda stagione, Lodge 49, i Soundcarriers sono la più naturale evoluzione di Broadcast e Stereolab. Wilds è cinematico e intenso, polveroso quel che basta e ricco di sfumature, rumoroso quanto deve esserlo eppur melodico. - Nu Genea, Bar Mediterraneo (Carosello Records)
Queste sono le piccole gemme che mi fanno fare pace con la musica italiana attuale. Un disco vario con il minimo comune denominatore delle variazioni sul ritmo e sulla ritmicità delle lingue: cantato in francese, arabo e dialetto napoletano senza nessuno stacco, Bar mediterraneo è la dimostrazione di come e quanto la musica sa essere linguaggio universale. - Automatic, Excess (Stones Throw Records)
Nella sagra del post-punk con accento cockney le Automatic sono una salvifica boccata di ossigeno. Finalmente un disco che nasce dalla costola più dance e pop del post-punk, privo delle solite salmodie spoken-word cupe e esacerbate e con un raffinato gioco di synth e basso. - Exek, Advertise Here (Castle Face)
A volte mi chiedo che disco sarebbe uscito da una collaborazione tra Brian Eno, i Neu e PIL. Ora non devo più chiedermelo perché quel disco l’hanno fatto gli Exek. - Time Wharp, Spiro World (Leaving Records)
Il titolo richiama il farmaco Spironolattone e è un disco con cui Kaye Loggins intende raccontare un nucleo di “esperienze personali somaticamente profonde di derealizzazione, il paradiso endocrinologico mixolidiano e l’inferno farmaceutico in terra.” Le sue otto tracce per certi versi prendono le distanze dai precedenti lavori di Loggins, più vicini al kraut, e anche dai due precedenti singoli realizzati per Leaving Records. Qui i linguaggi dell’elettronica più sperimentale, del jazz e della kosmische music si incontrano e si sposano perfettamente in un viaggio sonoro che racconta il fluire di emozioni anche contraddittorie.
Ristampe:
- Broadcast, Mother is the Milky Way
- Influenza Prods. Mémoire
- Hydroplane, Hydroplane
- Universal Liberation Orchestra, Communion
- Sonic Youth, In/Out/In
Altri dischi altamente apprezzati:
- Anadol, Felicita
- Lynn Avery & Cole Pulice, To Live and Die in Time and Space
- Blanche Blanche Blanche, Fiscal, Remote, Distilled
- Katie Bollinger, “Look at it in the Light”
- Rosa Beach Mason & Sean Conrad, Wake
- Cœur-joie, Allumettes au bout des îles
- Erica Eso, 192
- Dana Gavanski, When it Comes
- Aldous Harding, Warm Chris
- Helpful People, Broken Blossom Threat
- Joys Union Group, Boredom Euphoria
- Mo Dotti, Guided Imagery
- Salamanda, Ashbalank
- Julius Smack, Serenity
- Star Party, Meadow Flower
- The Submissives, Wanna Be Your Thing
- Toro Y Moi, Mahal
- Woo, Paradise in Pimlico
- Parker Sprout, Milk in the Sun
- Sad Eyed Beatniks, Claudia’s Ethereal Weave
- ∑tella, Up and Away
- Carmen Villain, Only Love from Now On
- Xam Duo, s/t